Domenico Laterza, Dancer, 2017. Stacked flyers, 60x200 cm. Photo Costanza Sartoris / Dancer and Dreamer, 2019. Exhibited within the "Forme instabili" group show at Spazio Siena. Courtesy Spazio Siena



È un’opera concepita guardando le pile di flyers pubblicitari accatastati per le strade di Francoforte che, in determinati giorni e determinati luoghi, venivano depositati per poi essere distribuiti. Ho visto le immagini dei prodotti stampati moltiplicarsi lungo i lati delle pile di carta generando un segno cromatico di meravigliosa vitalità e astrazione. Ho deciso di interferire con questa catena di azioni della produzione industriale, della grafica pubblicitaria, del marketing e della distribuzione, sottraendo le pile di flyers dalla strada e neutralizzandone completamente la funzione. L’andamento della carta, il formato e i colori – che non ho scelto – rivelano una natura intrinseca che si esprime da sola. Prendono forma dei corpi scultorei verticali che performano una danza sinuosa, potente, esprimendo quel principio di autodeterminazione di chi viene dalla strada. Così prende anche forma la mia pratica artistica, lontana dal comfort della padronanza tecnica e rivolta invece all’esplorazione degli interstizi attraverso i quali l’oggettività del quotidiano si lascia guardare in tutta la sua ambivalenza.
It is a work conceived by looking at the piles of advertising flyers stacked on the streets of Frankfurt that, on certain days and in certain places, were deposited for later distribution. I saw the images of printed products multiplying along the sides of the paper piles generating a chromatic sign of wonderful vitality and abstraction. I decided to interfere with this chain of actions of industrial production, advertising graphics, marketing and distribution by taking the stacks of flyers off the street and completely neutralize their function. The flow of the paper, its format and the colors –which I did not choose personally – reveal an intrinsic nature that expresses itself. Vertical sculptural bodies take shape, performing a sinuous, powerful dance, expressing that principle of self-determination of those from the street. This is also how my artistic practice takes shape, far from the comfort of technical mastery and aimed instead at exploring the interstices through which the objectivity of the everyday allows itself to be viewed in all its ambivalence.