Domenico Laterza, Ride, 2018. Photo print on brushed aluminium, 180 x 120 cm
È un’immagine paradossale che ci
ricorda inaspettatamente una realtà della quale normalmente non
abbiamo percezione. Siamo in movimento nello spazio a gran velocità.
Voglio proporre uno scambio simbolico nel quale trasformo il nostro
pianeta in un grande animale da cavalcare. Con l’immagine di quella
sella cerco di stabilire in chi guarda una connessione individuale
con il mondo, la condizione del viaggio nella sua essenza e l’ebrezza
di quella cavalcata. Mi piace indagare il rapporto tra fotografia e
scultura dove in questo caso la fotografia documenta l’invenzione
del reale.
It is a paradoxical image that
unexpectedly reminds us of a reality of which we normally have no
perception. We are moving through space at great speed. I want to
propose a symbolic exchange in which I turn our planet into a big
animal to be ridden. With the image of that saddle I try to establish
in the viewer an individual connection with the world, the condition
of travel in its essence and the thrill of that ride. I like to
investigate the relationship between photography and sculpture where
in this case photography documents the invention of the real.
È un’immagine paradossale che ci
ricorda inaspettatamente una realtà della quale normalmente non
abbiamo percezione. Siamo in movimento nello spazio a gran velocità.
Voglio proporre uno scambio simbolico nel quale trasformo il nostro
pianeta in un grande animale da cavalcare. Con l’immagine di quella
sella cerco di stabilire in chi guarda una connessione individuale
con il mondo, la condizione del viaggio nella sua essenza e l’ebrezza
di quella cavalcata. Mi piace indagare il rapporto tra fotografia e
scultura dove in questo caso la fotografia documenta l’invenzione
del reale.
It is a paradoxical image that
unexpectedly reminds us of a reality of which we normally have no
perception. We are moving through space at great speed. I want to
propose a symbolic exchange in which I turn our planet into a big
animal to be ridden. With the image of that saddle I try to establish
in the viewer an individual connection with the world, the condition
of travel in its essence and the thrill of that ride. I like to
investigate the relationship between photography and sculpture where
in this case photography documents the invention of the real.